La vastissima diffusione delle sedi dell’ordine, in Europa e anche in Italia, fu legata anzitutto alla necessità di mantenere attiva in Terra santa la forza combattente, in termini economici e finanziari. La maggioranza degli insediamenti era rivolta alle colture agricole, ma non mancavano le sedi dedicate alla gestione amministrativa delle proprietà, al reclutamento o al controllo di attività complementari, come l’allevamento di cavalli da trasporto e da combattimento, o le attività metallurgiche connesse con la produzione di armi. A titolo di esempio, la presenza delle sedi templari in Italia ammontava ad almeno 200 località, dal nord al sud.
Per oltre due secoli, i Cavalieri templari, grazie anche ai concili loro favorevoli (concilio di Pisa, 1135 e Lateranense II, 1139), acquisirono – attraverso lasciti, donazioni e altre forme di liberalità laiche ed ecclesiastiche – terre, castelli, casali in quantità tali da farli diventare l’Ordine più potente, dunque invidiato e temuto, dell’epoca. La bolla pontificia Omne Datum Optimum di Innocenzo II del 29 marzo 1139 fu di vitale importanza per l’Ordine dei cavalieri templari perché sancì la totale indipendenza del suo operato e l’esenzione dal pagamento di tasse e gabelle.[128] Essi avviarono con meticolosità e professionalità la loro organizzazione nell’intero Occidente, trasformandolo in grande magazzino per l’approvvigionamento dell’Oltremare, costituendo in tutti gli Stati d’Europa propri insediamenti agricoli, economici e politici.